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  • Categoria dell'articolo:Opere / Saggistica
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Nel dicembre 1999 il libro di saggi letterari “La Danza delle gru”.“Azzurri, meridiani dell’ES”. (pagg. 210). Analisi scientifiche con sorprendenti conclusioni originali su opere di Giovanni Verga, Federico De Roberto, Stefano D’Arrigo e una metodica analisi della scelta dei colori nella pittura di Piero Guccione:

Da La Sicilia del 17 aprile 1999: “(…) Ne La danza delle gru, un capitolo è dedicato al personaggio di Chiara ne I Vicerè di Federico De Roberto. Chiara – sostiene Grasso – potrebbe essere classificata come la Cassandra di Casa Uzeda, quando manifesta il proposito di non volere andare a nozze, di non volere, in altre parole, continuare la professione di fattrice a favore d’una stirpe estinta. Una lucida follìa dunque ma anche una forza oscura, un cieco istinto di morte. Scrive ancora Grasso: ‘La parte inconscia non smise col rifiuto, tant’è vero che prima le fece partorire un mostro e dopo la privò per sempre della capacità di generare’.

La danza delle gru offre altra illuminazione che bisogna saper cogliere qua e là, perché si tratta di saggi, ma di una natura particolare, essendo divagazioni in cui convivono letture, aneddoti, impressioni, ricordi in cui la prosa diventa talvolta poesia, con un amore condivisibile per Lucio Piccolo e un altro, meno condivisibile, per uno scrittore come Stefano D’Arrigo, autore di Horcynus Orca. Il modello di Grasso è quello delle Notti Attiche di Aulo Gellio. Riflessioni tra il saggio e la memoria, dunque, come nelle pagine dedicate all’omertoso Mastro Titta del Mastro don Gesualdo di Verga. Il barbiere sa che Nanni l’orbu è atteso dal suo assassino, tenta perciò di fargli cambiare itinerario, ma senza avere il coraggio di rivelare il pericolo (…)”. Salvatore Scalia

Da Il Sole 24 Ore del 9 maggio 1999: “(…) Viaggio nella sicilianità compie Mario Grasso in La danza delle gru, dal sottotitolo ‘Audizioni e talenti in Sicilia’, che, ancora a proposito di ascolto, osserva con molta acutezza che la naturale disposizione ad ascoltarsi tradisce spesso il siciliano. Chi suona il proprio marranzano (scacciapensieri) non può ascoltare altro, e la mancanza di coralità nel costume siculo è annotata nel corso del saggio (…)”. Franco Loi

Da Pagine dal Sud (Ragusa), anno XV, n°1, aprile 1999: “(…) Il titolo allude a una sottile metafora. La danza delle gru, come si apprende dal primo dei saggi, è la manifestazione con cui Teseo significa la liberazione dal mostro dopo l’uccisione del Minotauro. Il riferimento è alla creazione letteraria come danza di sublimazione, che libera nel labirinto della Sicilia dal mostro della mafia. Questo filo metaforico tiene legati i vari saggi che Mario Grasso con sottile analisi conduce sulla cultura prevalentemente degli autori del secondo Novecento Siciliano. Ma non mancano ricerche filologiche su Verga e su De Roberto e tutto il volume riflette concretamente che ogni interesse è concentrato sulla letteratura contemporanea siciliana da Ignazio Buttitta a Stefano D’Arrigo, da Lucio Piccolo a Alfonso Zaccaria. Nel corso delle analisi su un autore Mario Grasso sviluppa ricerche e indicazioni sull’ambiente culturale nel quale gli autori operano e soprattutto inserisce riferimenti reali e puntuali alla letteratura nazionale e a quelle straniere. Sotto questo profilo l’opera è altamente meritoria, perché fornisce, oltre alla comprensione delle singole personalità, anche un quadro generale di riferimenti che come uno specchio riflettono di volta in volta anche le condizioni storiche e le caratteristiche ad esse connesse. (…) Le pagine di La danza delle gru offrono anche gustose pennellate di garbati riferimenti ironici, quanto più questi sono scoperti, tanto più sono godibili come i frequenti riferimenti agli ‘intellettuosi’ o le garbate pagine di contestazioni al critico francesce Dominique Fernandez che crede di intendersi di fatti letterari siciliani ma spara spesso ‘minchiate o scuru’. Le note di Grasso inoltre sulla poesia siciliana in dialetto costituiscono approfondimenti critici e filologici su una cultura spesso sottovalutata o addirittura ignorata come quella sul dialetto galloitalico (…)”. Carmelo Depetro

Bibliografia della critica per Danza delle Gru

  • Sebastiano Leotta, La Sicilia di Mario Grasso, in A.S. n°2, settembre 1987 e in éupolis, ottobre 2000.
  • Domenico Ternullo, Bevi l’amaro calice (ma con dolcezza), ABC n°30, 07/02/1999.
  • Carmelo Depetro, La danza delle gru di Mario Grasso, Pagine dal Sud, anno XV, n°1, aprile 1999.
  • Salvatore Scalia, L’istinto di morte, La Sicilia, 17/04/1000.
  • Franco Loi, Le porte d’anima più profonda della Trinacria, Il Sole 24 Ore, 09/05/1999.
  • Luciano Zannier, La danza delle gru, Ciàcere en trentin, n°51, 1999.
  • Giovanni Pasqualino, La danza delle gru, Giornale dell’Etna, 24/03/2000.